Lunedì 17 ottobre 2022 il Ministero Diritti Umani degli studenti dell'Amaldi ha esposto nel cortile una telo riportante la scritta
Nella settimana precedente era stato letto e diffuso il testo, riportato si seguito, con le riflessioni proposte dal Ministero Diritti Umani degli studenti per riflettere sui tragici avvenimenti che in questi giorni si stanno consumando in Iran.
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MINISTERO DIRITTI UMANI del Liceo Amaldi
Buongiorno,
scusate per l’interruzione, ma non vogliamo restare indifferenti:
Mahsa Amini, Sarina Ismailzadeh, Nika Shakarami.
Forse solo il primo di questi nomi suona familiare, perché è il più famoso, ma queste sono tutte e tre donne che negli ultimi giorni sono presumibilmente state uccise dalla polizia iraniana, per ragioni legate al mancato rispetto di rigidi codici comportamentali.
La prima, è morta per “cattivo hijab”: una ciocca di capelli le sfuggiva dal velo, che, in Iran, è obbligatorio per legge, quindi è stata arrestata dalla polizia morale, brutalmente picchiata, e poi è morta (anche se l’autopsia ufficiale sostiene il malore sia dovuto a un intervento subito a 8 anni). Tra parentesi: che questo nostro appunto non venga strumentalizzato a una critica contro l’hijab stesso: noi crediamo debba essere un’espressione di libertà e una scelta, non certo un’imposizione pena la morte.
La seconda, appena sedicenne, è morta per manganellate alla testa ricevute mentre partecipava alle proteste scattate in seguito al caso Mahsa Amini (ma la polizia sostiene si sia suicidata buttandosi da un edificio). Lei è solo una delle (finora) 113 persone morte nelle manifestazioni antigovernative che lo Stato Iraniano sta reprimendo nel sangue.
Lo Stato Iraniano ha ucciso, infatti, anche la terza, sempre durante le manifestazioni, sostenendo ancora, però, di essere estraneo alla vicenda.
Noi non sappiamo cosa dire.
Per noi occidentali, tutto ciò è talmente fuori dal mondo, che non ci dovrebbe neppure essere il bisogno di ribadirlo. E questo, il credere che tutto ciò sia anormale, è un privilegio. Perché dovrebbe essere così, ma nella realtà dei fatti, non lo è ovunque. A quanto pare, è un privilegio poter credere che lo Stato ti protegga e garantisca per la tua libertà.
Vi invitiamo a riflettere su come il fatto che siano morte Mahsa Amini, Sarina Ismailzadeh e Nika Shakarami e non io, lei o voi sia solo merito del fatto che siamo nati nella parte fortunata del mondo, anche se spesso ce ne dimentichiamo.
Vi invitiamo a ragionarci su, a trovare mezz’ora questa settimana per fermare tutto e parlarne, per poi restituirci attraverso un testo, una poesia, una frase, anche solo una parola significativa, un’immagine ciò che avete tirato fuori. Noi poi uniremo tutti i vostri prodotti in un unico lavoro, che rappresenterà l’infinitesimo contributo del Liceo Amaldi a questa indignazione.
Vi invitiamo a non restare indifferenti, a dire i loro nomi e ad unirvi alla protesta delle donne iraniane… ci uniamo al loro motto: “Donna, vita, libertà”.
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